Un mesetto fa ero impegnato a completare un rapporto di ricerca su un progetto che ho iniziato a seguire circa due anni fa.
A fine settembre (che era più l'inizio ottobre) il lavoro era finito e tutto soddisfatto l'ho spedito a chi di dovere, dopo averlo sottoposto a rigorosa lettura e correzione. Ovviamente non mi aspettavo che fosse perfetto.
E infatti chi di dovere mi ha richiamato e mi ha elencato una sfilza di modifiche da fare, alcune di forma, altre di sostanza.
Ora mi trovo nel mio ufficio in università, con un pacco di interviste qui di fianco, un pacco altrettanto voluminoso di fax in cui mi si autorizza a pubblicare i brani di alcune interviste raccolte. E adesso devo rimettere mano al lavoro per correggere gli errori di forma.
La cosa che mi pesa di più però è che sono sempre chiuso qui dentro. Lavoro con fogli di carta e incomincio ad averne le palle piene. O forse incomincio ad avere le palle piene di questo rapporto di ricerca.
Spero di doverlo modificare per l'ultima volta. Poscia mi dedicherò o all'agricoltura biologica o mi metterò a fare qualche bel mestiere, di quelli dimenticati dal tempo, tipo il lattoniere o lo stagnino. L'importante è che non siano più lavori di concetto.
Un prof. col quale ho diviso la pausa sigaretta pochi minuti fa mi ha detto parole sagge da scolpire nella roccia: questo lavoro è un po' come una scopare col preservativo ma senza godere.
A fine settembre (che era più l'inizio ottobre) il lavoro era finito e tutto soddisfatto l'ho spedito a chi di dovere, dopo averlo sottoposto a rigorosa lettura e correzione. Ovviamente non mi aspettavo che fosse perfetto.
E infatti chi di dovere mi ha richiamato e mi ha elencato una sfilza di modifiche da fare, alcune di forma, altre di sostanza.
Ora mi trovo nel mio ufficio in università, con un pacco di interviste qui di fianco, un pacco altrettanto voluminoso di fax in cui mi si autorizza a pubblicare i brani di alcune interviste raccolte. E adesso devo rimettere mano al lavoro per correggere gli errori di forma.
La cosa che mi pesa di più però è che sono sempre chiuso qui dentro. Lavoro con fogli di carta e incomincio ad averne le palle piene. O forse incomincio ad avere le palle piene di questo rapporto di ricerca.
Spero di doverlo modificare per l'ultima volta. Poscia mi dedicherò o all'agricoltura biologica o mi metterò a fare qualche bel mestiere, di quelli dimenticati dal tempo, tipo il lattoniere o lo stagnino. L'importante è che non siano più lavori di concetto.
Un prof. col quale ho diviso la pausa sigaretta pochi minuti fa mi ha detto parole sagge da scolpire nella roccia: questo lavoro è un po' come una scopare col preservativo ma senza godere.
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