Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

mercoledì, novembre 17, 2004

In questi ultimi giorni ho avuto la possibilità di osservare Alessandria da un punto di vista privilegiato, precisamente dalle finestre e dal balcone di un appartamento all'undicesimo piano di un palazzo posto nelle vicinanze della stazione ferroviaria.

La mia professoressa di filosofia delle superiori un giorno disse una cosa che mi rimase ben impressa in mente: "Provate a girare per le strade che vi sono familiari. Ma percorretele col naso per aria, stando ovviamente attenti a dove mettete i piedi, e cercate di riconoscere quei posti che così tanto avete girato. Vi sembrerà di stare in un'altra città". Inutile dire che, allora, ci provai e che il risultato fu interessante. Miriadi di particolari che fino ad allora mi erano sempre sfuggite avevano riempito i miei occhi e mi avevano portato ad elaborare nuove informazioni.

In questi giorni sto sperimentando la stessa cosa. Solo che ho guardato le cose dall'alto, molto in alto. E lo spettacolo che si è presentato davanti al mio naso nel tardo pomeriggio di domenica è stato incredibile: in alto l'oscurità incombente tappezzata da nubi il cui colore sfumava dal rosso vivo al viola al blu scuro. A lato, gli ultimi tratti incerti delle colline del Monferrato ormai tempestati di lucine gialle. La strada che porta a Castelletto Monferrato perfettamente disegnata dalle luminarie. Le case ad Astuti e San Michele indicate dalle insegne luminose della Bennet e dell'Hotel S.Michele. Un po' più in basso, lo snodo ferroviario, che visto da due metri scarsi d'altezza sembra poca cosa ma a più di trenta metri da terra lascia a bocca aperta: i due tronchi in entrata e in uscita dalla stazione che appaiono e scompaiono nel nulla e poi il parco binari per le merci che sembra scappare verso sud ovest e trovare un quieto rifugio nel crepuscolo che diventa ormai notte. Ai piedi del palazzo un tappeto brulicante di luminose autovetture.
Il mio occhio curioso e indiscreto si è spostato poi nei cortili degli immobili sottostanti, spiando palesemente ogni finestra, ogni balcone, ogni ringhiera, ogni appartamento e il mio cervello provava ad assegnare ad ognuno di questi una storia, una persona, una famiglia. Tanti contenitori artificialmente razionali per altrettanti contenuti naturalmente irrazionali...

E per un attimo la mia città mi è apparsa in una forma completamente diversa, tale da renderla irriconoscibile. Ma nello stesso tempo fantastica e surreale.