Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

sabato, settembre 25, 2004

Il cerchio si chiude. E si torna laddove si è iniziato.
Questo blog assume un senso quasi religioso. La bellezza, la circolarità, la silenziosa ritualità enogastronomica.

Ad aprile una delle prime cose che raccontai fu l'incontro con un caro amico che di mestiere fa il commerciale nel settore vino e sbevazzoni. E stamattina, a distanza di 5 mesi tutto torna.

Antefatto: se non mi ricord0 male, mercoledì questo mio caro amico mi chiama, a distanza di parecchio tempo, per alcune informazioni. Decidiamo di comune accordo di vederci la mattina del sabato (cioè oggi) per fare due chiacchiere davanti ad un caffè. Io accetto, contento di rivederlo, nonostante l'ora dell'appuntamento mi costringa ad una mattutina levataccia.
Arrivo mezzo assonnato al bar e, nell'attesa mi metto a leggere La Stampa. Nel giro di pochi minuti D. (scusate, ma è per la legge sulla privacy) mi si materializza davanti la naso e fra un cornetto al cioccolato, un caffè e un bicchiere di acqua gasata ci diamo vicendevolmente il buongiorno. A questo punto lui mi guarda e mi dice:
"Avrei sentito x (cioè un amico comune, col quale abbiamo studiato assieme in università e che attualmente è titolare di un'attività nel settore marketing), non ti dispiace se passiamo da lui? Devo discutere di alcune cose"
Io: "E che me lo chiedi? Andiamo, è un bel po' che non lo vedo."

Insomma, nel giro di poco tempo siamo nell'ufficio a raccontarcela. Questo ragazzo ci illustra di cosa si occupa, come funziona la sua agenzia...insomma, una cosa molto interessante. Tanto più che rimango d'accordo con lui per risentirci fra un paio di settimane. Mi piace la sua idea, è un'occasione che vale la pena considerare. Nel frattempo arriva il suo socio, un tipo ameno e simpatico...è il creativo, esperto nella programmazione grafica.

Insomma, nel giro di poco tempo si fa quasi mezzogiorno e io devo passare ancora dal supermercato. Sul tragitto che mi separava dal pane e dalla verdura lui mi fa la maledetta proposta:

"Senti, visto che sono qui, che ne dici di andare a mangiare assieme?"
Io: "Guarda, ti ringrazio ma devo declinare la tua gentile offerta. Oggi pomeriggio devo assolutamente lavorare."
Lui: "Senti, facciamo una cosa leggera, un antipasto e un primo. Neanch'io voglio stortarmi. Per le 13 sei a casa."

A quel punto accetto. Il ristorante è lo stesso...solo cambiamo il tavolo.

Insomma, morale della favola:

  • Bottiglia di vino rosso toscano del 2003 (non mi ricordo quel cazzo di nome), 13 gradi;
  • Carpaccio di manzo con grana e tartufo nero;
  • Io agnolotti alla piemontese con sugo di stufato;
  • Lui funghi porcini alla milanese;
  • Piatto di formaggi assortiti con confettura di susine (meglio di prugne, fanno troppo molto lassativo);
  • Calice di vino francese - una roba tipo moscato - a quel punto avrebbero potuto anche darmi del metanolo puro che non mi sarei accorto della differenza;
  • Macedonia;
  • Caffè;
  • Amaro liscio per me.

Risultato: alle 14 ci siamo alzati da tavola. Io ero sprovvisto degli arti inferiori dal ginocchio in giù. Quel cazzo di vino andava giù come l'acqua e io non sono abituato a bere alcolici ad ora di pranzo. Abbiamo barcollato come due etilisti fino alla macchina, fra borborigmi osceni e maleodoranti e risate senza senso. Io sono arrivato a casa, ho depositato uno zeppelin e mi sono sdraiato per rinfrescarmi.

In questo istante sto cercando ancora di capire chi sono ma soprattutto perchè.

Ma la cosa più tragica è che stasera sono di nuovo a mangiare fuori.

Una prece per il mio fegato.