Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

venerdì, ottobre 01, 2004

No One Is To Blame - Howard Jones

You can look at the menu, but you just can't eat
You can feel the cushion, but you can't have a seat
You can dip your foot in the pool, but you can't have a swim
You can feel the punishment, but you can't commit the sin

And you want her, and she wants you
We want everyone
And you want her and she wants you
No one, no one, no one ever is to blame

You can build a mansion, but you just can't live in it
You're the fastest runner but you're not allowed to win
Some break the rules, and let you cut the cost
The insecurity is the thing that won't get lost

And you want her, and she wants you
We want everyone
And you want her and she wants you
No one, no one, no one ever is to blame

You can see the summit but you can't reach it
It's the last piece of the puzzle but you just can't make it fit
Doctor says you're cured but you still feel the pain
Aspirations in the clouds but your hopes go down the drain

And you want her, and she wants you
We want everyone
And you want her and she wants you
No one, no one, no one ever is to blame

No one ever is to blame
No one ever is to blame

----

Ieri sera sono andato ad Asti.
Con le mie possenti chiappe poggiate su una non comodissima seggiola, arrampicato ai piani alti della sala, la mia figura si stagliava in mezzo al pubblico del Teatro Alfieri, accorso in numero non eccessivo (e quelli che non sono venuti si sono persi un gran bello spettacolo) per assistere allo show acustico di Mr. Howard Jones, uno dei tastierai più noti e dotati del rutilante mondo del pop 80's. Accompagnato dal suo chitarrista (ovviamente acustico dato il tiro della serata) Mr. Jones si è presentato con una mise impeccabile: camicia bianca, pantaloni neri cosparsi di paillettes, scarpe nere di vernice e una capigliatura, leggermente torturata da calvizie, di un naturalissimo color biondo platino.
Seduto davanti al suo Fazioli a coda intera, Howard Jones ha snocciolato i suoi successi più grandi e altri brani del suo repertorio (più Tiny Dancer di Elton John) spogliati dell'orpellume elettronico, mettendo a nudo la purezza e la semplice efficacia delle sue idee.

L'atmosfera molto raccolta e d'effetto del Teatro Alfieri ha conferito valore aggiunto allo spettacolo, molto semplice nel suo concetto ma altrettanto coinvolgente. Io non sono un grande fan di Howard Jones (se escludiamo No One Is To Blame che letteralmente adoro e qualche altra canzone) però ho veramente goduto, musicalmente parlando: il suono caldo della chitarra acustica, la maestria di Jones al pianoforte, la sua voce che ben poco ha perso in tutti questi anni, certe atmosfere molto eighties riplasmate e rese attuali. E soprattutto il senso di complicità fra artista e pubblico che ha reso più caldo il concerto.
E' stato un intimo revival dei tempi andati. Certo, adesso c'è qualche capello bianco, qualche ruga in più ma la classe è sempre quella, immutata e cristallina.