Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

venerdì, gennaio 14, 2005

In questi giorni se fate un giro su IFMQ noterete un'incredibile frenesia.
Roger Taylor e Brian May, i due Queen superstiti, hanno deciso di rimettere in moto la macchina e di avventurarsi, a distanza di 19 anni dall'ultimo vero tour della Regina, in un nuovo giro di concerti per l'Europa, toccando anche l'Italia ad aprile a Milano, Roma, Firenze e Pesaro.

Ora..io sono un fan dei Queen, li seguo da quasi 20 anni e quando morì Mercury ci rimasi molto male. Gli eroi musicali della mia adolescenza si ritrovavano senza il loro istrionico genio e simbolo. Correva il novembre del 1991 e io avevo compiuto da poco più di un mese 16 anni.
Ricordo l'attesa spasmodica per la pubblicazione del loro album nei primi mesi del '91 (il lavoro in questione era Innuendo...il loro canto del cigno e uno dei miei preferiti). Nessuno si sarebbe aspettato che l'avventura musicale di un gruppo così creativo e longevo si sarebbe interrotta bruscamente e dolorosamente nel giro di così pochi mesi. I Queen non calcavano più i palchi dal 1986, anno in cui portarono in giro A Kind Of Magic. In qualche modo, il loro addio al pubblico era stato già dato allora. Ma niente dava a presagire un finale così drammatico.

Comunque. Nell'aprile del '92 la celebrazione della vita e della carriera artistica di Mercury prende forma nel maestoso Freddie Mercury Tribute, nello stadio di Wembley, davanti a decine e decine di migliaia di fan. E io, seduto sulla mia poltrona a casa, lo seguii instancabilmente da Enter Sandman dei Metallica alla corale We Are The Champions finale, con tutti i protagonisti sul palco, stretti in abbracci e con lo sguardo rivolto al cielo.

Punto. Inconsciamente avevo realizzato che la storia era finita lì. Quella era l'ultima fermata. Tutti giù. E' stato bello finchè è durata.
Poi, a parte Made in Heaven, uscito nel 1996 (che comprai con una certa curiosità ed impazienza) e No-one But You uscita nella raccolta Queen Rocks, non è più uscito niente di inedito. John Deacon decide che ne ha le scatole piene del music businness e molla. E rimangono May e Taylor. Due quarti della formazione originale. Per carità, essenziali, fondamentali ma incompleti, senza Deacon ma soprattutto Mercury.

E poi esce il musical We Will Rock You, tante collaborazioni (molte di queste penose), escono tonnellate di pubblicazioni celebrative di dubbia utilità. Ogni tanto i due appaiono qui e là sul globo terracqueo a suonare un po' con tizio, un po' con caio. Il nome Queen aleggia ancora, anche se vistosamente zoppicante.

E poi arriva questa notizia. QUEEN ON TOUR. AGAIN. Siamo nel dicembre 2004. Alla voce ci sarà Paul Rodgers, grandissima voce rock, proveniente dalle esperienze Free e Bad Company. Un grande artista, niente da dire, con personalità.
Ma quello che mi lascia perplesso è proprio il nome: Queen + Rodgers. Ma i Queen non sono solo May e Taylor. Non voglio mettermi lì ad elencare tutti i gruppi che a fatica hanno saputo sostituire membri fondamentali o addirittura non sono stati in grado di colmare il vuoto vastissimo che si è creato.
Però, dato il mio grande amore per questa band che mi ha dato tutto (musica, emozioni, passioni, personalità, carattere) non sopporto di vederli dimezzati, a portare in giro un nome che non appartiene solo a loro e per di più con un altro alla voce (per carità, non voglio criticare Rodgers). L'effetto sarebbe quello di assistere ad una particolarissima cover band. Molto speciale e unica ma una cover band.

Tanti amici sparsi per l'Italia hanno già preso il biglietto e si stanno organizzando per i concerti (alcuni di loro assisteranno a tutte le date italiane, altri andranno anche all'estero). Io invece no. Me ne starò a casa. Li penserò al concerto.

Ma io proprio non ce la faccio.

Per me i Queen si fermano nel 1991. E da lì ci guardano.