16 giugno 2004: oggi sono iniziati gli esami di maturità.
Stamattina mentre ero in giro col mio amico peloso, sono passato davanti al mio liceo. E c'era ovviamente una gran quantità di ragazzi che aspettavano di entrare per il primo scritto. Ho incrociato solo due o tre di questi ma non mi sembravano tanto nervosi. Molto probabilmente gli effetti del sonno non erano del tutto passati. Chissà.
Giugno 1994: davanti alla stessa scuola, più o meno alla stessa ora c'ero anch'io. Che aspettavo di entrare per fare il primo scritto degli esami di maturità. Mi ero tagliato i capelli da poco, mi ero anche sbarbato (quei quattro peli che avevo sotto il mento), se non mi ricordo male ero anche vestito in maniera consona. Non c'erano cellulari o palmari. Ci si affidava ai bigliettini. Ma in quell'occasione non ne avevo preparati.
Dieci anni fa non c'erano gli Europei ma i campionati Mondiali di calcio negli States.
Degli scritti ricordo solo la penombra della cucina alle 14 (faceva parecchio caldo e le persiane di casa mia erano socchiuse per non permettere al calore di entrare) mentre, da solo, pranzavo. Con un occhio alla televisione (per fortuna ho perso il vizio di mangiare con la tv accesa).
Mi ricordo bene gli orali, ma soprattutto i mesi successivi. Innanzitutto vacanza di una ventina di giorni con un amico e mio fratello a casa di questo ragazzo ad Alassio. E' stato in quel frangente che ho iniziato a scambiare il giorno con la notte. E' stato in quei giorni che ho iniziato a fumare. E' stato nel bagno della casa di Alassio che seppi del mio voto finale. Era mattina (cioè più o meno mezzogiorno) e, ancora barcollante dal sonno, mi infilai al volo nel cesso per cambiare l'acqua al merlo. E mentre ero lì che me lo reggevo e cercavo di capire dove diavolo fossi (ma soprattutto chi diavolo fossi), venni attirato da un foglietto attaccato allo specchio sopra il lavandino. Benchè avessi gli occhi ancora socchiusi e lacrimosi causa sbadigli ippopotameschi, quel bigliettino giallo mi destò dal torpore. Mi avvicinai, dopo aver riposto il mio amico nella vaschetta:
Ciao Alberto (il mio amico). Ha telefonato tua mamma. Dì al tuo amico che ha preso 50. Ciao, zia
Alla fine anch'io ero maturo. Con 50/60 per giunta.
Assolutamente euforico per questa novella me ne tornai a dormire.
Il resto dell'estate ve lo racconto la prossima volta. Adesso sarà meglio che mi metta a lavorare.
Stamattina mentre ero in giro col mio amico peloso, sono passato davanti al mio liceo. E c'era ovviamente una gran quantità di ragazzi che aspettavano di entrare per il primo scritto. Ho incrociato solo due o tre di questi ma non mi sembravano tanto nervosi. Molto probabilmente gli effetti del sonno non erano del tutto passati. Chissà.
Giugno 1994: davanti alla stessa scuola, più o meno alla stessa ora c'ero anch'io. Che aspettavo di entrare per fare il primo scritto degli esami di maturità. Mi ero tagliato i capelli da poco, mi ero anche sbarbato (quei quattro peli che avevo sotto il mento), se non mi ricordo male ero anche vestito in maniera consona. Non c'erano cellulari o palmari. Ci si affidava ai bigliettini. Ma in quell'occasione non ne avevo preparati.
Dieci anni fa non c'erano gli Europei ma i campionati Mondiali di calcio negli States.
Degli scritti ricordo solo la penombra della cucina alle 14 (faceva parecchio caldo e le persiane di casa mia erano socchiuse per non permettere al calore di entrare) mentre, da solo, pranzavo. Con un occhio alla televisione (per fortuna ho perso il vizio di mangiare con la tv accesa).
Mi ricordo bene gli orali, ma soprattutto i mesi successivi. Innanzitutto vacanza di una ventina di giorni con un amico e mio fratello a casa di questo ragazzo ad Alassio. E' stato in quel frangente che ho iniziato a scambiare il giorno con la notte. E' stato in quei giorni che ho iniziato a fumare. E' stato nel bagno della casa di Alassio che seppi del mio voto finale. Era mattina (cioè più o meno mezzogiorno) e, ancora barcollante dal sonno, mi infilai al volo nel cesso per cambiare l'acqua al merlo. E mentre ero lì che me lo reggevo e cercavo di capire dove diavolo fossi (ma soprattutto chi diavolo fossi), venni attirato da un foglietto attaccato allo specchio sopra il lavandino. Benchè avessi gli occhi ancora socchiusi e lacrimosi causa sbadigli ippopotameschi, quel bigliettino giallo mi destò dal torpore. Mi avvicinai, dopo aver riposto il mio amico nella vaschetta:
Ciao Alberto (il mio amico). Ha telefonato tua mamma. Dì al tuo amico che ha preso 50. Ciao, zia
Alla fine anch'io ero maturo. Con 50/60 per giunta.
Assolutamente euforico per questa novella me ne tornai a dormire.
Il resto dell'estate ve lo racconto la prossima volta. Adesso sarà meglio che mi metta a lavorare.
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