Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

domenica, settembre 05, 2004

Stamattina mia mamma è venuta a svegliarmi. Ma c'era qualcosa di differente. Si è comportata in maniera insolita.
Mi ha preparato la colazione che ho consumato stropicciandomi gli occhi ancora annebbiati dal sonno. Fuori è una bella giornata, il sole di agosto è ormai un ricordo, la luce è differente, l'aria è più fresca, le prime foglie incominciano ad ingiallire.
Poi vado in bagno, mi lavo la faccia e i denti. Ma noto una strana frenesia, un'attesa quasi elettrizzante. Infatti ecco mia mamma che arriva con dei vestiti nuovi, me li fa indossare, mi pettina e mi guarda in maniera differente dal solito. Sembra quasi orgogliosa di me. Strano, perchè anche stamattina ho fatto le solite storie per svegliarmi e scendere dal letto.
Nel giro di pochi minuti siamo per strada, non mi sta portando in piazza per fare la spesa, non mi sta portando al mercato per farmi vedere i canarini e i pesciolini. Mentre camminiamo mano nella mano lei mi parla ma io non capisco bene tutto quello che mi dice. "Ti divertirai, conoscerai altri bambini, imparerai tante nuove cose". Queste sono le uniche cose che mi ricordo bene.
Adesso siamo davanti ad un grande palazzo con un grande portone aperto. E ci sono tante altre mamme con tanti altri bambini.
Entriamo, percorriamo un corridoio lungo con un soffitto altissimo (o forse sono io che sono piccolino), ci infiliamo in una porticina, scendiamo una rampa di scale un po' ripida e nel giro di pochi secondi mi ritrovo davanti ad un centinaio di altri bambini in una chiassosissima palestra col pavimento di linoleum nero. Poi qualcuno mi chiama, ci dirigiamo verso un gruppetto di bimbi di fronte ad una signora con un bellissimo sorriso e con un grembiulone nero: "Questa è la tua maestra, ti insegnerà a scrivere e a leggere. Dammi un bacio e comportati bene, mi raccomando". Dopo queste parole mia madre mi volta le spalle e se ne va.
Non nascondo di aver avuto un po' di paura, io poi non sono propriamente un riccardocuordileone. Però questo è stato l'inizio del mio primo giorno di scuola. Purtroppo non mi ricordo proprio bene tutto, a volta la mente slitta e fa qualche scherzetto. All'epoca avevo quasi sei anni, adesso sono decisamente più vicino ai 30 che ai 20.

Ma non è questo il punto.

Il punto è che io, di quel giorno, conservo ancora qualche ricordo.

In un angolo del mondo, fra le montagne, a cavallo fra etnie e culture diverse, altri bambini purtroppo non ricorderanno niente del primo giorno di scuola, altri ne conserveranno un'immagine terrificante, fra fumo, sangue e rumori assordanti.

Altri, troppi, non l'hanno neanche vissuto quel giorno. E i loro genitori non smetteranno di piangere.

Ha senso tutto questo?