Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

sabato, dicembre 25, 2004

Buongiorno. Eh sì...è l'1.47 e dunque è giorno.
Natale per la precisione, per chi non se ne fosse accorto.

Boh..oggi siamo tutti più buoni, almeno questo è l'intento. Sono appena tornato a casa, ho trascorso la Vigilia con Max, fra un dvd di Oscar Peterson e uno degli U2. E prima delle proiezioni ci siamo intrattenuti ascoltando Smile di Brian Wilson, i Nucleus e Surrealistic Pillow dei Jefferson Airplane. Insomma, anche in questa occasione non è mancata la musica.

E mentre tornavo a casa e lo stereo della mia macchina sputava fuori Revolution 9 dei Beatles, osservavo la popolazione alessandrina che tornava a casa dalla rituale messa di mezzanotte. Per non perdere l'attimo, lo sto riproducendo. Sono davanti al pc e ascolto Revolution 9. E mentre mi faccio rigirare come un calzino dalle follie di Lennon, mi vengono in mente tutte quelle persone che con passo incerto tornano a casa dalle celebrazioni religiose. E magari alcuni di questi vanno a messa solo in quest'occasione. Ma a questo punto, cosa cappero ci andate a fare?

Senza scendere nel merito, mi faccio latore di questo appello: per chi come me non va a messa neanche a Natale, come la si arrangia la notte della Vigilia? Eh!? Non c'è nessuno con cui andare a bere una cosa. Non è divertente andare in giro da soli, che diamine! Cosa vogliamo fare? Vogliamo far finta di niente?

Vabbuò...gli auguri li hanno già fatti tutti a tutti, dunque non vi fo un cazzo.
Buon weekend, mangiate poco e trombate mi raccomando. E' appena iniziata Come Together ma è meglio che spenga tutto sennò mi ascolto anche Abbey Road e poi non vado più a dormire.



martedì, dicembre 14, 2004

Programma della giornata

1. alzarsi - fatto
2. far colazione e uscire - fatto
3. prendere il caffè con Topina - fatto
4. prendere un succo alla pesca con M. - fatto
5. aiutare Topina ad affiggere gli annunci in bacheca - fatto
6. tornare a casa - adesso lo faccio
7. pranzare
8. fare un po' di spesa
9. passare in banca
10. andare in un negozio in centro per una commissione
11. caffè con Topina
12. tornare a casa
13. cazzeggio!
14. preparare cena chè viene Topina

Dai, sono sincero...questa è una copertura. Ecco il mio vero programma della giornata:

h. 7.00 - arrivo carico di coca dalla Colombia. Negoziazione e sparatoria coi colombiani
h. 7.30 - giretto per il pronto soccorso causa proiettile che mi sfiora il braccio
h. 9.00 - riscossione pizzo
h. 10.30 - caffè e sigaretta
h. 11.00 - incontro con gli allibratori per scomesse su gare automobilistiche in zona industriale
h. 12.00 - riscossione affitti lucciole
h. 13.00 - pranzo
h. 14.00 - pennichella (sotto controllo delle guardie del corpo)
h. 15.00 - caffè e sigaretta
h. 15.10 - cagata mostruosa, causa nicotina+caffeina, lettura Topolino/Gazza sulla tazza
h. 16.30 - seduta in bagno ancora in corso (mi piace leggere...)
h. 17.00 - incontri con amministratori locali e distribuzione di mazzette natalizie
h. 18.30 - visita ai centri di pirateria informatico-musicale
h. 19.30 - salta almeno un posto di blocco
h. 20.45 - infastidito dal posto di blocco, cena sociale con malavita locale
h. 22.30 - sparatoria natalizia con proiettili di cioccolato e sangue al brachetto
h. 23.30 - dopocena al night
h. 00.30 - controllo qualità a campione delle risorse umane
h. 02.00 - buonanotte

lunedì, dicembre 13, 2004

Forse, in fondo in fondo, sono un anarchico nello spirito.

Non mi piacciono le formalità, odio la giacca e la cravatta.
Odio i salamelecchi, mi sento molto di più a mio agio con chi dice pane al pane e vino al vino.
Non sopporto le persone sicure di sé fino alla strafottenza, non sopporto chi ti guarda dall’alto, non mi piace la moda, l’uniformarsi all’opinione comune, non sopporto la coerenza a tutti i costi.
Preferisco dei sani dubbi piuttosto che delle false certezze. D’altronde che certezze abbiamo nella vita se non il fatto che alla fine i problemi ognuno se li risolve da sé? Preferisco l’intelligenza all’inutile starnazzare, l’ironia e soprattutto l’autoironia (perché nessuno nasce su un piedistallo), mi piace la diversità, la dolcezza, la profondità dei sentimenti, la preziosità dei momenti trascorsi assieme alle persone più care, adoro il silenzio, la riflessione, credo in una forma di moralità umana, che ogni individuo possiede e che alcuni hanno barattato a favore di beni effimeri.
Preferisco il sole che ti brucia la faccia o il vento che ti taglia le orecchie alle confuse luci artificiali e alla velocità delle macchine.
Preferisco la forza squassante della rabbia o la delicatezza di un cenno gentile piuttosto che un comportamento di maniera.
Preferisco la sincerità, anche quando fa male, piuttosto che l’ipocrisia ragionata.
Mi piace suonare perché divento parte di una magia chiamata musica.
Mi piace la notte, perché abbiamo meno fretta e siamo tutti un po’ più sinceri, mi piace il sole primaverile, mi piacciono le tinte calde del primo autunno, adoro le fredde mattinate invernali ma cariche si sole.
Mi piace la natura perché ti fa capire che, in fondo, anche l’uomo è un animale.
Mi piacciono le serate fra amici nelle quali condividi passioni e birra.
Mi piace innamorarmi perché mi sembra che tutto sia bello, perché mi sembra di camminare a un metro da terra.
Mi piace vedere il frutto del mio lavoro e sapere che le altre persone si fidano di me, mi piace avere fiducia delle persone perché ritengo che l’amicizia sia molto importante.
Spesso mi sembra che ci sia troppa indifferenza, che tutti abbiano troppa fretta e sacrifichino momenti di riflessione per il successo, i soldi, le mode ed il divertimento a tutti i costi.
Mi sento a disagio con le persone con le quali non riesco a comunicare.
Mi piace guardare una persona e intendermi con lei solo con uno sguardo.
Odio lo sfoggio della cultura fine a se stessa senza un po’ di buonsenso e umiltà, odio l’arroganza e la vacuità dei nostri tempi.
Mi piace scrivere perché devi fermarti e riflettere, perché devi aprirti e mostrarti a te stesso. Perché quello che scrivi rimane per sempre. Scrivendo diventi immortale e superi le tue limitazioni corporee di spazio e tempo.
Mi piace entrare nelle chiese vuote, essere investito dal silenzio, mi piace la sensazione di giramento alla testa che si prova quando alzi la testa e guardi la maestosità architettonica della fede. Mi piacciono le chiese vuote e silenziose perché sono uno degli ambienti migliori per entrare in contatto con la tua spiritualità.
Mi piacciono gli incroci polverosi di campagna, arsi dal sole e immersi nel verde ondeggiante dei campi.
Adoro i tramonti ma ancora di più l’alba. Sono momenti misteriosi che non capirò mai.
Amo la Juve, mi piacciono le donne, quando ridono e quando fanno le civette.
Mi piace avere qualcuno da pensare, mi piace essere importante per qualcuno e che qualcuno sia importante per me, perché penso che l’uomo non sia nato per stare da solo.
Amo l’imprevedibilità, mi piace farmi la barba perché sono un po’ pignolo e mi piace avere cura di me. Ma a volte mi piace non farmela.

Mi piacciono tantissime cose.

Ma la cosa più bella è avere qualcuno con cui condividere i miei pensieri e le mie sensazioni.
In fondo, penso ancora di essere una di quelle persone che si innamorano di tutto.
E’ così bello.

giovedì, dicembre 09, 2004

Cos'è una pistola?

Cerchiamo sul vocabolario: "arma da fuoco a canna corta, che si maneggia con una sola mano, usata per colpire bersagli non troppo distanti".

Hmm...insomma, è un assemblaggio di pezzi di metallo e di altri materiali. Se appoggiata da qualche parte magari senza colpo in canna è la cosa più innocua di questo mondo.

Se impugnata senza proiettili nel caricatore, può essere un doloroso corpo contundente e indubbiamente un valido e convincente strumento per far compiere azioni a terzi (per lo più quelli che si trovano a fissare il buco della canna), usando loro violenza.

Se armata e nelle mani di uomo...può succedere qualunque cosa.

Giunti a questo punto del ragionamento, la pistola diventa esclusivamente uno strumento. Tutto il resto dipende dalla volontà di chi la tiene in mano. E qui entriamo nel magico mondo della mente umana.

Non voglio addentrarmi in discussioni più grandi di me, per le quali sono state spese milioni di parole, fatte ore ed ore di filmati, scritti libri, canzoni e quant'altro.
Peraltro non saprei che aggiungere senza essere banale e ripetitivo.

Volevo solo ricordare che l'8 dicembre di 24 anni fa, Mark Chapman, con una pistola in mano, toglieva la vita a John Lennon.

E che ieri sera un tipo si è presentato al concerto dei Damageplan a Columbus, in Ohio. E' salito sul palco, ha gridato qualcosa, ha tirato fuori il ferro che aveva con sé e ha incominciato a sparare sul gruppo. E i freddi ed immobili proiettili nel caricatore hanno finito la loro corsa, incandescenti, colpendo a morte il chitarrista, Darell Abbott detto Dimebag Darrell, di 38 anni.

Dimebag è stato il chitarrista dei Pantera. Ha influenzato il panorama metal degli anni '90. Ha scritto riff devastanti. Con la sua Washburn ha bucato i timpani di tanti fan dei Pantera, come il sottoscritto, che si erano presentati carichi di adrenalina un settembre di dieci anni fa al Filaforum di Milano per assistere ad un loro concerto. Assieme al fratello Vinnie Paul alla batteria, a Phil Anselmo dietro il microfono e Rex al basso, avevo scosso la baracca e aveva iniettato energia da vendere. La sua chitarra ti prendeva e ti rigirava come un calzino. I suoi riff ti entravano nelle orecchie e li sentivi in petto.

Ci rimasi male quando si sciolsero i Pantera. Non ho seguito i Damageplan quanto il quartetto di Dallas però ogni tanto tiravo fuori dalla mia collezione di cd qualche dischetto di Anselmo & co. e mi godevo le loro sfuriate sonore. E l'idea che comunque il barbuto axeman fosse ancora in giro stabiliva un legame col mio passato di giovane metallaro che si esaltava e mimava tutti gli assoli, con trasporto ed energia.

Adesso la Washburn di Dimebag rimarrà nella custodia. Darrell se n'è andato.
Fulmineo come i suoi riff.

You see us comin'
And you all together run for cover
We're takin over this town

Here we come reach for your gun
And you better listen my friend, you see
It's been slow down below,
Aimed at you we're the cowboys from hell
Deed is done again, we've won
Ain't talking no tall tales friend
'Cause high noon, your doom
Comin' for you we're the cowboys from hell

mercoledì, dicembre 01, 2004

Buongiorno.

Oggi la mia signorina dà...anzi no, sostiene* il suo primo esame presso l'università del ridente comune in cui abito. E' un esonero, uno scritto di sociologia della famiglia. A dire la verità lo sta sostenendo in questo istante. Quindi fatele uno spontaneo "in bocca al lupo" ok?
Per aiutarla un po' (spero...nella peggiore delle ipotesi le ho confuso ulteriormente le idee) ho studiato con lei due o tre volte. E un po' ho rimpianto i beati tempi in cui frequentavo le accademiche aule da studente...le briscole nel piano interrato, le mattinate a cazzeggiare al Veliero, le birre scolate da Burzum** mentre si ascoltavano i ciddì (quando ancora costavano una cifra accettabile), la sensazione di sfrenata ed incontenibile libertà dopo aver passato un esame...eh beh...

Comunque, oggi piglio il treno e mi reco per lavoro alla riunione d'insediamento di una commissione d'esame (sembrerà strano ma faccio parte di una commissione d'esame...poi vi dirò come ci si sente a star seduti dall'altra parte...).
Penso che, nonostante il clima tipicamente tardo autunnale, mi presenterò in bermuda, magliettina IFMQ, occhiali da sole e sandali...così, per stemperare un po' la tensione degli esaminandi...
Ecco..a proposito di tempo metereologico...se ieri ci fossero stati quei 25 gradi in più ci saremmo trovati in una perfetta giornata all'equatore. Spiego. Ieri mattina, con comodo (grazie sciopero) mi sono alzato, ho aperto le finestre e in cielo splendeva il sole. Tempo di andare in bagno, sedermi e fare colazione e inizia a piovere. Vabbè. Dopo un'ora spunta di nuovo il sole. Poi si rannuvola e ricomincia a piovere. Poi quiete. Cielo grigio ma asciutto. Poscia di nuovo il sole, ma bello eh! Tipo giornata primaverile. Poi si rannuvola pesantemente...e via col diluvio.
Dico io, ma vi sembra il caso? Ché uno alla fine non sa neanche come uscire. Ti metti un po' più leggerino perchè al sole si sta bene, tempo dieci minuti piove, prendi un colpo di freddo e zac...influenza!

John Lennon in Rain cantava più o meno una roba del genere:

Can you hear me that when it rains or shines, it’s just a state of mind

Sarà anche così...però allora cosa siamo, tutti schizofrenici?

*: citando il luminoso prof. A.d'O. (tanto per non fare nomi e cognomi) titolare anni fa della cattedra di Storia delle Dottrine Politiche, "e ricordatevi ragazzi, gli esami non si tentano. Si sostengono!". Proprio quel giorno toccava a me. Lo tentai esattamente dopo quell'illuminante aforisma. E mentre mi segnava 26 sul libretto io sghignazzavo.

**: Burzum...niente a che vedere con Varg Vikernes o Christian Vikernes o Conte Grishnackh. Era il simpatico nomignolo affibbiato al titolare di un negozio di dischi vicino all'università. Al secolo di nome fa Roberto ma a me piace pensarlo come Burzum. Intuizione geniale di Luca!