Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

giovedì, settembre 30, 2004

Ieri è stata una grande giornata! Da segnare sul calendario...a proposito di calendario, devo ricordarmi della visita dal dentista il 20...un controllino per testare l'effettivo stato di salute delle mie fauci.

Da ieri mi porto appresso il cellulare del prof che sta nel mio ufficio...oddio, a dirla tutta sono io che sto nel suo ufficio, vabbè che è lo stesso su...comunque ha lasciato il cellulare sulla scrivania e io me lo sono preso in custodia. Spero temporanea. Anche perchè l'ho cercato per dirglielo, ho potuto lasciargli solo un messaggio e lui non mi ha ancora richiamato.

Ieri sera ero in campagna, alla tpo maison. Sono arrivato poco dopo le 19.30 e ho potuto sfruttare ancora qualche minuto di luce. E mi sono perso nell'ammirare i paesini abbarbicati sulle colline di fronte alla mia, tanti campanili, le strade illuminate. Circondato dalla penombra mi sono perso nel vento che accarezzava leggermente le chiome e le piegava docilmente al suo volere. Immerso nel silenzio, nel fruscio delle fronde ho visto le nuvole star ferme e le stelle muoversi.E poi verso mezzanotte il vento, ormai calato, aveva liberato dalla sua prigione di nuvole una meravigliosa luna candida e abbagliante. E in quei pochi istanti in cui potevi fissarla intensamente senza rimanerne momentaneamente accecato, sembrava che ti guardasse con due enormi occhi grigi. E la sua luce ricacciava nell'altra metà del cielo tutte le stelle, intimidite dalla maestosità di tale visione.

Ecco dov'ero ieri sera, perso col naso per aria a pochi chilometri dalla città.

martedì, settembre 28, 2004

Torno dalle ferie per festeggiare assieme alle famiglie delle due Simone, che sono libere e che presto torneranno a casa.
L'unica cosa di cui vale veramente la pena parlare in mezzo a tutte le stronzate che compaiono sui giornali e in televisione.

Bentornate! E grazie dell'esempio.

lunedì, settembre 27, 2004

- Chiuso per ferie -

domenica, settembre 26, 2004

Quant'è brutto dover aspettare. Star lì seduti e far finta di niente. Come se niente fosse accaduto. Come se questi ultimi mesi non fossero mai esistiti. Come se le tante emozioni provate...
Sei di fronte ad una porta, chiusa con un timer. Hai provato ad aprirla ma la maniglia gira a vuoto. Lasci passare qualche minuto e poi ci riprovi. Ma non c'è niente da fare.
Pensavo che aspettare fosse sopportabile. Invece sono in attesa solo da poche ore e mi sembra che mi manchi l'aria.
Cerco di distrarmi in ogni modo ma la mente, in maniera ossessiva, ritorna sempre sullo stesso punto. Cambio canale, leggo, ascolto musica, lavoro...provo un leggero sollievo per pochi minuti ma poi mi ritrovo nella stessa situazione. Fumo una sigaretta, svuoto un pacchetto, riempio un posacenere. Non cambia niente.
Odio aspettare, ho sempre odiato aspettare.
Odio star male, non è possibile star male in una giornata così bella. Il sole è caldo, un po' più basso sull'orizzonte, ma il suo tepore lo senti sulla pelle. Il cielo è azzurro, pulito, non una nuvola. Non c'è quasi umidità. Gli alberi davanti a casa praticamente sono ancora verdi. Qualche foglia gialla incomincia a far capolino, rendendo brizzolate le chiome. In città c'è movimento, i negozi sono aperti, si respira aria di festa.

E la porta è sempre chiusa.
Purtroppo non so quando si aprirà ma soprattutto cosa ci sarà dietro. E quello mi spaventa un po'.

Penso che ogni tanto nella vita si debba saper rischiare per quello a cui si tiene.Questa pausa mi farà capire tante cose che non so, di molte altre invece ho già colto il senso.
Ho visto il sole, ho sentito il vento, ho toccato la neve e me ne sono innamorato.

sabato, settembre 25, 2004

Il cerchio si chiude. E si torna laddove si è iniziato.
Questo blog assume un senso quasi religioso. La bellezza, la circolarità, la silenziosa ritualità enogastronomica.

Ad aprile una delle prime cose che raccontai fu l'incontro con un caro amico che di mestiere fa il commerciale nel settore vino e sbevazzoni. E stamattina, a distanza di 5 mesi tutto torna.

Antefatto: se non mi ricord0 male, mercoledì questo mio caro amico mi chiama, a distanza di parecchio tempo, per alcune informazioni. Decidiamo di comune accordo di vederci la mattina del sabato (cioè oggi) per fare due chiacchiere davanti ad un caffè. Io accetto, contento di rivederlo, nonostante l'ora dell'appuntamento mi costringa ad una mattutina levataccia.
Arrivo mezzo assonnato al bar e, nell'attesa mi metto a leggere La Stampa. Nel giro di pochi minuti D. (scusate, ma è per la legge sulla privacy) mi si materializza davanti la naso e fra un cornetto al cioccolato, un caffè e un bicchiere di acqua gasata ci diamo vicendevolmente il buongiorno. A questo punto lui mi guarda e mi dice:
"Avrei sentito x (cioè un amico comune, col quale abbiamo studiato assieme in università e che attualmente è titolare di un'attività nel settore marketing), non ti dispiace se passiamo da lui? Devo discutere di alcune cose"
Io: "E che me lo chiedi? Andiamo, è un bel po' che non lo vedo."

Insomma, nel giro di poco tempo siamo nell'ufficio a raccontarcela. Questo ragazzo ci illustra di cosa si occupa, come funziona la sua agenzia...insomma, una cosa molto interessante. Tanto più che rimango d'accordo con lui per risentirci fra un paio di settimane. Mi piace la sua idea, è un'occasione che vale la pena considerare. Nel frattempo arriva il suo socio, un tipo ameno e simpatico...è il creativo, esperto nella programmazione grafica.

Insomma, nel giro di poco tempo si fa quasi mezzogiorno e io devo passare ancora dal supermercato. Sul tragitto che mi separava dal pane e dalla verdura lui mi fa la maledetta proposta:

"Senti, visto che sono qui, che ne dici di andare a mangiare assieme?"
Io: "Guarda, ti ringrazio ma devo declinare la tua gentile offerta. Oggi pomeriggio devo assolutamente lavorare."
Lui: "Senti, facciamo una cosa leggera, un antipasto e un primo. Neanch'io voglio stortarmi. Per le 13 sei a casa."

A quel punto accetto. Il ristorante è lo stesso...solo cambiamo il tavolo.

Insomma, morale della favola:

  • Bottiglia di vino rosso toscano del 2003 (non mi ricordo quel cazzo di nome), 13 gradi;
  • Carpaccio di manzo con grana e tartufo nero;
  • Io agnolotti alla piemontese con sugo di stufato;
  • Lui funghi porcini alla milanese;
  • Piatto di formaggi assortiti con confettura di susine (meglio di prugne, fanno troppo molto lassativo);
  • Calice di vino francese - una roba tipo moscato - a quel punto avrebbero potuto anche darmi del metanolo puro che non mi sarei accorto della differenza;
  • Macedonia;
  • Caffè;
  • Amaro liscio per me.

Risultato: alle 14 ci siamo alzati da tavola. Io ero sprovvisto degli arti inferiori dal ginocchio in giù. Quel cazzo di vino andava giù come l'acqua e io non sono abituato a bere alcolici ad ora di pranzo. Abbiamo barcollato come due etilisti fino alla macchina, fra borborigmi osceni e maleodoranti e risate senza senso. Io sono arrivato a casa, ho depositato uno zeppelin e mi sono sdraiato per rinfrescarmi.

In questo istante sto cercando ancora di capire chi sono ma soprattutto perchè.

Ma la cosa più tragica è che stasera sono di nuovo a mangiare fuori.

Una prece per il mio fegato.

giovedì, settembre 23, 2004

Campionato di calcio - Serie A

Milan-Messina 1-2
Il Messina sbanca S.Siro. Il Milan va in barca, troppo occupato con cerchietti e bigiotteria. Ma a questo punto Berlusconi il ponte sullo Stretto lo farà ancora?

ps: reclamo la paternità della battuta. L'ho elaborata sull'1-1 mentre lavavo i piatti e ascoltavo le partite.

Roma-Lecce 2-2
Tempi cupi per i lupi. Dopo la monetina (o biglia) addosso a Frisk, il pupone tira il cucchiaio addosso a Sicignano. Il dessert, prego.

Sampdoria-Juventus 0-3
Questo turno infrasettimanale ha visto Torino vincente su Genova per due volte. Ieri i granata hanno rifatto nuovi i grifoni. Stasera è toccata al Doria. Per fortuna che la Sampierdarenese non esiste più...

pps: mi spiace doppiamente per il Genoa.

Atalanta-Inter 2-3
Per fortuna che F.Cannavaro...vuoi mettere, Burdisso invece...


mercoledì, settembre 22, 2004

Sto ascoltando Listen To The Music dei Doobie Brothers. In questi giorni il mio stereo veicola ai miei padiglioni auricolari gli Stratovarius. Un po' in overdose metallica e tastieristica, ho tirato fuori dal cilindro sta canzone.
E' solare, mette allegria, ti fa muovere...uno di quei pezzi che l'ottimista ascolta regolarmente ogni volta che si alza al mattino.

In università c'era un'atmosfera strana, sarà forse perchè ero veramente di buonumore, sarà perchè oggi era una bella giornata di sole.
Insomma, ero veramente positivo. E lo sono tuttora. Anche se stasera speravo facessero vedere Sampdoria-Juventus...e invece dovrò accontentarmi di Palermo-Fiorentina (o viceversa, non mi ricordo).

Ha appena chiamato Max, alle 22 passa a prendermi e andiamo a bere una cosa con il solito giro di spiritosoni che frequento. Di certo ci faremo un bel po' di risate davanti ad una pinta di birra. E direi che la prospettiva è allettante. Domani ho una riunione che spero possa rivelarsi interessante.

Ecco, sono finiti i Doobie Brothers e parte a manetta I Walk To My Own Song degli Stratovarius...beh però non sono male. Magari non brilleranno per originalità ma sanno fare il loro mestiere. Sono meravigliosi gli intrecci di tastiera e chitarra. Per non parlare di Jari Kainulainen, il bassista, che ha le palle di granito! Una poderosa sezione ritmica che vede il teutonico Jorg Michael seduto dietro le pelli. Non mi fa impazzire il suo stile ma in certi frangenti dimostra un certo gusto.

Insomma...sarà meglio che vada a cenare. Stasera minestrone e pollo arrosto. E birra, ovviamente.
Domani calcetto. E sono sicuro che almeno una palla la metto dentro (spero nella porta giusta). Ecco, c'è l'assolo vorticoso di Timo Tolkki...il pezzo rallenta, l'incedere è maestoso, accelerazione, si torna al ritornello. Timo Kotipelto si sgola...non ha una brutta voce ma la trovo eccessivamente piagniucolosa in certi frangenti.

Vabbè, magno. Ohhh...c'è Destiny, voce femminile da sola, ingresso maestoso sullo stesso tema della melodia vocale...di nuovo voce e tastiera (Jens Johansson, mica uno stronzo), la voce sembra venire da dietro le nuvole...parte il pezzo tirato, la chitarra ripete linea vocale...comincia la strofa...di nuovo la strofa...bridge accattivante, ben costruito che porta al ritornello non incridibilmente immediato nella sua prima parte mai poi decolla. Stop. Si ritorna al tema del pezzo e poi strofa doppia. Che bello il duetto tra Tolkki e Johansson...l'assolo non mi fa impazzire, troppo à la Yngwie Malmsteen.

Che ne dite, vi piacciono?


martedì, settembre 21, 2004

E' ormai qualche giorno che provo a scrivere qualcosa. Qualunque cosa. Osservo, ascolto le mie idee, cerco gli stimoli giusti.
Cerco di sforzarmi però per quanto io ci provi l'ispirazione non viene così a comando. Deve essere qualcosa di spontaneo. L'ho già sperimentata un paio di volte e a questo punto non la cercherò più con insistenza. Aspetto che sia lei a farmi visita.

In questi giorni sono sottoposto a sensazioni ed emozioni particolari e nuove. Forse un giorno ve ne parlerò ma per il momento mi tengo tutto. Tiè!

Adesso sono in pausa ma fra una decina di minuti mi rimetterò a lavorare al rapporto di ricerca. Avevo un appuntamento questo pomeriggio sempre in università ma è saltato...forse lo recupero, forse posticipo tutto a domani mattina. Niente di particolare però.

Insomma, il solito giro, la solita solfa. Nell'attesa che qualcosa di interessante capiti. Va da sé che non sto qui a braccia conserte ad aspettare che qualcosa cada dal cielo però il dover attendere è snervante.
Ci sono giorni in cui vorrei ricominciare tutto da capo, altri invece in cui sono ottimista e mi dico che si tratta di un momento un po' così ma che tutto si risolverà nel migliore dei modi.
L'unica cosa che so è che a breve comprerò uno splash da aggiungere al mio drumset e un nuovo set di microfoni. Così libero quelli che sto utilizzando e magari inizierò a cantare...padiglioni auricolari, state pronti.
La vostra ora è giunta!

domenica, settembre 19, 2004

Ieri sono stato ad un matrimonio.
Si è sposato mio cugino (classe '77) e io sono qui ancora in pigiama che ascolto i Pantera e passo il tempo ad aggiornare il mio blog, a mandare sms e ad organizzarmi il pomeriggio fra pranzo (che devo ancora fare), partita della Juventus contro l'Atalanta e correzione della bozza del rapporto di ricerca che devo consegnare entro la fine del mese.

Ieri sera, con le gambe sotto il tavolo, la cravatta in tasca e i pantaloni slacciati ho individuato (grazie alla collaborazione di altri cugini - ne ho una tonnellata) alcuni simpatici scherzetti da fare ad eventuali novelli sposini:

1. andare in bagno, tappare la vasca e aprire l'acqua. Prendere un phon per capelli e lasciarlo acceso sul pavimento, in attesa che l'acqua della vasca esondi. Scappare di corsa e chiudere la porta;
2. sporcare l'ingresso davanti la porta di casa di modo che gli sposini si inzaccherino le calzature e se le debbano togliere per varcare la soglia domestica. Staccare la luce in casa e rompere una buona quantità di bicchieri nell'ingresso dell'appartamento;
3. entrare in casa, aprire a manetta la canna del gas e scappare, dopo aver sigillato a dovere le finestre;
4. andare in casa degli sposini almeno in dieci, tutti con un poderosa cacata in canna e riversare i propri liquami nella tazza senza tirare l'acqua. Variante simpatia: fra uno strato e l'altro di materia fecale mettere una dozzina di strappi di carta igienica, tanto per intoppare per bene lo scarico.

Inutile dire che non ne abbiamo messo in atto neanche uno. Eravamo troppo pochi.

Comunque grande serata, non mi ricordo di aver riso così tanto. E auguro a mio cugino tutto il meglio che ci può essere dalla vita. Ma su tutto buona salute e felicità!

sabato, settembre 18, 2004

Avrei tantissime cose da scrivere, avrei tante emozioni da raccontare ma sono talmente intense che penso che me le terrò per me. Almeno adesso.

Oggi però vorrei dire due parole e ricordare una persona che io non ho mai conosciuto, che non ho mai incontrato.
Era un ragazzo di 32 anni, era un seminarista e sarebbe diventato sacerdote. Amava la vita e i giovani. Era un punto di riferimento.
Le parole di chi me ne parlava mi hanno fatto capire quanto fosse profonda e amica questa persona.
Amava la montagna e proprio ieri la montagna se l'è portato via e l'ha fatto suo per sempre.

Avrà per sempre 32 anni, amerà per sempre i giovani, la vita e la montagna.

Ciao Robertino.

giovedì, settembre 16, 2004

Quanti di voi almeno una volta nella vita hanno sentito la frase: "Da grande farò il pompiere!!"?

Quanti di voi hanno mai visto la pubblicità dei bastoncini Find*s (scusate l'asterisco ma non potevo fare una pubblicità così smaccatamente palese) in cui il bambinello si caccia in gola una forchettata di pesce fritto e dice che vuole fare l'astronauta e robe del genere (e intanto la mamma pensa: "ma fà pure quello che vuoi, magna sta roba che se no tuo padre me la mette per supposta visto che ho speso una tombola per comprarla, per non darti per il ventesimo giorno di fila semolino e cipolle")?

E quanti di voi si sono mai posti l'amletico dubbio (cioè "Che farò da grande") nel momento in cui hanno compilato la domanda per l'iscrizione alla scuola superiore o all'università o ad un master/dottorato?

E quanti di voi, fatta la scelta (anche se a volte non è tale, quanto piuttosto trovarsi in una situazione, forzati dalle contingenze, dalla sfiga o dal culo) si sono chiesti se è stata la scelta giusta?

Avete dato una risposta a tutte queste domande? Se sì (il che vuol dire che non avete niente da fare, dunque filate immediatamente a lavorare), sappiate che non me ne frega niente.
Comunque, adesso smettetela di rispondere sennò non riesco neanche a sentire i miei pensieri e non riesco a finire sto cazzo di post.

Dunque, dicevo...ah sì. Mi sono posto anch'io queste domande. La cosa non molto incoraggiante è che non sono stato capace di darmi una risposta degna di questo nome.
In molti mi dicono che gli studi fatti mi hanno dato una certa capacità di adattamento nonchè versatilità che potrà essere solamente vantaggiosa.
Sarà anche così...incomincio ad avere dei dubbi.
Ma ormai non importa più perchè ho deciso. Da grande farò il minchione! Mi sono reso conto che è una cosa che mi riesce incredibilmente bene! Attenti però a non confondere la figura del minchione con quella del clown. Il clown è nobile, soffre nel profondo per le sventure che la vita gli ha fatto piovere addosso ma la sua maschera deve sempre ridere, anche contro le avversità del fato.
Il minchione non è così romantico. Anzi, non lo è per niente! Il minchione è il classico tipo che perde tempo davanti alle macchinette del caffè, possibilmente con una mezza sigaretta fumante fra le dita, il che indica che è lì già da un pezzetto.
Il minchione non prende le cose sul serio, è fondamentalmente un incosciente, non si cura delle scadenze, penzola un po' di qua e un po' di là. Il suo habitat naturale è il bar all'ora dell'aperitivo, parla di calcio, musica...parla di qualunque cosa non riguardi lavorare o avere delle responsabilità. Infatti non appena si tocca l'argomento, si allontana con passo affrettato bonfonchiando di certi impegni che deve assolutamente assolvere (ma come potrebbe essere vero, dato che il minchione non sa cosa siano le responsabilità?).
Da non confondere col perditempo o col cazzone...il perditempo si trova in quella situazione occasionalmente, il cazzone è in fondo un giocherellone e non fa della sua condizione una filosofia di vita.
Il minchione può essere più o meno appariscente nell'aspetto, poichè non è una moda ma un vero proprio approccio metafisico (e metà no...scusate, questa è veramente orrenda) alla vita.
Ormai è deciso...questa è la mia strada.

Ma soprattutto grazie a te...sì sì, ce l'ho con te...non far finta di niente, lo sai che sto parlando con te. Grazie per avermelo fatto capire. Ora tutti i pezzi del puzzle combaciano!

Yes!


martedì, settembre 14, 2004

Two Steps Behind (Elliott) - Def Leppard, Retro Active (1993)

Walk away if you want to
it's ok, if you need to
you can run, but you can never hide
from the shadow that's creeping up beside you

There's a magic running through your soul
but you can't have it all

(Whatever you do) I'll be two steps behind you
(Wherever you go) and I'll be there to remind you
that it only takes a minute of your precious time
to turn around and I'll be two steps behind.

Take the time to think about it
walk the line, you know you just can't fight it
take a look around and see what you can find
like the fire that's burning up inside me

There's a magic running through your soul
but you can't have it all

(Whatever you do) I'll be two steps behind you
(Wherever you go) and I'll be there to remind you
that it only takes a minute of your precious time
to turn around and I'll be two steps behind.

There's a magic running through your soul
but you, you can't have it all

(Whatever you do) I'll be two steps behind you
(wherever you go) and I'll be there to remind you
that it only takes a minute of your precious time
to turn around and I'll be two steps behind.

domenica, settembre 12, 2004

Stanco della solita routine da fine settimana (ci si chiude in un pub a far chiasso e a tracannare birra/si va a vedere un concerto/si guarda un po' di passera ma guardare e non toccare), ieri sera mi sono recato in quel di Asti. Settembre è il mese migliore (assieme a maggio) per visitare tale ridente localitade dolcemente adagiata fra le Langhe.

In questi giorni è di scena la Douja d'Or, manifestazione che chiama a raccolta alcuni fra i più importanti produttori piemontesi e italiani di vinello. E Asti si trasforma in una gigantesca osteria a cielo aperto. In un'area atta all'uopo, la gente si accalca per accaparrarsi un bicchiere (che può essere riposto, una volta svuotato, in un'apposita tracolla che fa molto beone professionista). Una volta ghermito fra le avide dita il contenitore, si può scegliere il contenuto e vi assicuro che la gamma di vini è imbarazzante, c'è da farsi venire dei dubbi esistenziali!
Io, da buon piemontese (dunque falso e cortese), mi sono buttato a peso morto sulla degustazione di un barbera di Nizza che, a causa dei suoi 15 gradi e del mio stomaco praticamente vuoto, mi ha provocato imbarazzanti visioni mistiche e mi ha reciso gli arti inferiori leggermente al di sopra del ginocchio.

In questa situazione, in assenza di tempo e spazio, e senza l'ausilio delle gambe ho vagato in un mondo tutto mio fatto di rumori strani, stati di coscienza alterati, deleteria euforia ed esplosioni di risa senza motivo alcuno, trascorrendo la serata in maniera piacevole. Ma soprattutto ho incrociato stormi di esseri umani con occhi lucidi, passo infermo e tono di voce assordante.

Ma soprattutto, ho attraversato questo paradiso degli etilisti senza che si intravedesse all'orizzonte neanche l'ombra delle forze dell'ordine. Ma soprattutto, niente etilometro!! Immagino il senso di castrazione provato da polizia e carabinieri all'idea di vedere sfilare questa carovana di ubriaconi su quattro ruote e non poter minimamente avvicinarli, anche solo per annusar loro l'alito. Gli accordi sotto banco fra enti locali e forze dell'ordine hanno sicuramente dato gli effetti sperati.

E adesso che l'effetto dell'alcol è svanito, il mondo mi sembra un po' più grigio, silenzioso, statico e umido. O sarà forse perchè stanotte è piovuto ed è domenica quindi c'è pochissima gente in giro. Non so...mi schiarisco le idee e poi vi saprò dire.
Tempo fa vidi un meraviglioso film: Altà Fedeltà, con John Cusack, Joan Cusack, Tim Robbins, Catherine Zeta-Jones e Lisa Bonet. Incuriosito, e grazie ad un regalo di una cara amica (ciao K! ^__^), ho letto il libro da cui è stato tratto il film: High Fidelity di Nick Hornby.
Il libro parla di un negoziante di dischi sulla trentina, delle sue storie d'amore fallite, dei rapporti con la sua ex, del suo amore per la musica, della sua vita che sembra non avere uno scopo ben preciso, delle sue classifiche.
Eh già, perchè per ogni cosa lui stila una classifica...le top five, in cui incolonna tutto quello che lo riguarda...dalla musica alle donne, dai pezzi da suonare al suo funerale ai lavori che gli sarebbe piaciuto fare.

Fra melomani è diffuso il costume di tirare giù la lista dei dieci dischi da portare sull'isola deserta. Piuttosto si rimane senz'acqua e cibo ma quei dischi sono da portare ovunque. Ci ho provato tante volte a scriverla ma non ce l'ho mai fatta. E ieri, mentre tornavo da Asti col barbera in corpo ho capito che almeno di un disco non potrò mai fare a meno: Abbey Road.

Il colpo di coda dei Beatles. L'ultima gemma. L'album per antonomasia.
Lo scibile delle emozioni umane racchiuso in 17 tracce. C'è tutto.
C'è il rock e l'aggressività che ti prende allo stomaco in Come Together
Ci sono l'amore sussurrato e il dubbio in Something
C'è lo humor nero in Maxwell's Silver Hammer
C'è il blues di maniera in Oh! Darling
C'è la bellezza della fantasia infantile in Octopus's Garden
C'è il desiderio sofferto che ti sfianca in I Want You (She's So Heavy)
C'è la voglia di sperare e guardare di nuovo il cielo in Here Comes The Sun
Ci sono la perfezione e la freddezza glaciale in Because
Ci sono le pennellate di McCartney in You Never Give Me Your Money
C'è la quiete notturna in Sun King
C'è l'acidità di Lennon in Mean Mr.Mustard
C'è il tumulto in Polythene Pam
Ci sono le storie di tutti i giorni in She Came Through The Bathroom Window
Ci sono la maestosità e il rimpianto in Golden Slumbers
C'è tutta l'emozione per qualcosa che sta per finire in Carry That Weight
C'è il commiato in grande stile in The End
C'è la fottuta voglia di sorridere in Her Majesty

C'è l'ultima, immensa impronta lasciata dal più grande gruppo mai esistito...impronta che nessun altro piede riuscirà a riempire.

Occhio che la rete è invasa dalla tpo family!
Nuovo link...questa volta è mio fratello! Ma quello di sangue eh!

Piccola considerazione estemporanea: Genova è una città meravigliosa. Me ne sono definitivamente innamorato.
Something (G.Harrison) - The Beatles, Abbey Road (1969)

Something in the way she moves
Attracts me like no other lover,
Something in the way she woos me.
I don’t want to leave her now,
You know I believe and how.

Somewhere in her smile she knows
That I don’t need no other lover.
Something in her style that shows me.
I don’t want to leave her now,
You know I believe and how.

You’re asking me will my love grow,
I don’t know, I don’t know.
You stick around now it may show,
I don’t know, I don’t know.

Something in the way she knows
And all I have to do is think of her,
Something in the things she shows me.
I don’t want to leave her now,
You know I believe and how.

venerdì, settembre 10, 2004

Sono in ufficio. Ormai si avvicina l'ora di impagliare i tondi.
Ho appena finito di fare uno di quei lavori non augureresti neanche al più recidivo dei disoccupati: imbustare quasi un centinaio di questionari. E la settimana prossima mi attende anche l'affrancatura. Parliamo di più di duecento francobolli da leccare.
Ed è per questo che sto cercando giovini fanciulle a cui piaccia leccare, che ci sappiano fare con la lingua insomma. Per comodità si può lavorare anche presso la mia residenza, al di fuori degli orari di lavoro, magari la sera così siamo un po' più comodi.
Offro anche i beveraggi, di modo che le gole non siano riarse dall'eccessivo umettare.
Così il lavoro finisce prima e abbiamo più tempo per parlare e conoscerci.
ps: mentre sono qui che dò forma scritta ai miei vaneggiamenti, le casse del pc sputano fuori End Of The Beginning del bravo e altrettanto sfortunato Jason Becker. Questo talentuoso chitarrista americano è affetto dal morbo di Gehrig ormai da quasi 10 anni. Socio di Marty Friedman nel progetto Cacophony, è anche autore di diversi lavori solisti. Io ho avuto modo di apprezzare Perpetual Burn (1988) e Perspective (1996) da cui è tratto il brano che purtroppo è appena finito. Se vi capita fra le mani non fatevelo scappare. Ai guitarristi (citazione dal Mendoza) metal molto 80's piacerà di certo.
Tante care cose

giovedì, settembre 09, 2004

E dopo i parenti di tpo, quest'oggi parliamo dei conoscenti di tpo.
Il protagonista di queste righe è Nacho.
Nacho è argentino. Nacho si è trasferito nel ridente comune in cui abito più o meno una decina di anni fa. Nacho ha sempre un sorriso per tutti.
E' un buon batterista (per quello che ho sentito io) e gli ho rubato qualche trucco del mestiere l'unica volta che sono andato a sentirlo.
Gli piace ballare...mi ricordo un sabato pomeriggio di qualche anno fa. Non faceva caldissimo, anzi per niente. Era appena piovuto e io stavo andando in centro, ombrello al braccio, per vedermi con alcuni amici. Ad un certo punto, passando sotto i portici in piazza noto con la coda dell'occhio due tipi che si producevano in qualche passo di break dance, davanti ad un negozio della Telecom. Li osservo incuriosito, erano vestiti di nero. Ad un certo punto uno dei due mi guarda e mi saluta. Era Nacho. Non l'avevo riconosciuto. I passanti ci guardavano con occhio stranito: lui con le mani nere, tutto sudato e io vestito da fighettino, lappato per il dì prima della festa. Una coppia improponibile.

Un fenomeno. Abbiamo incrociato le tibie non so quante volte a calcetto il martedì (o il giovedì sera). Scontri leggendari. Tipo 5 contro 5. Io in una squadra e lui nell'altra. Io in difesa perchè lento e grosso e lui sulla fascia perchè veloce, con un dribbling abbastanza secco e una bella castagna. Le partite fra di noi andavano regolarmente a finire così: dieci minuti di agonismo puro, dopodichè il resto del tempo fermi a parlare dei cazzi nostri e a scherzare mentre gli altri si facevano un mazzo così. E le madonne volavano.
Mi ricordo un grazioso episodio (e penso se lo ricordi anche lui): io difesa e lui attacco, la sua squadra ci coglie alla sprovvista, lancio lungo e Nacho parte per prendere la boccia. Io arretro e gli sto dietro. Ma lui è più veloce e mi supera leggermente. Entrambi con gli occhi in aria a fissare la palla, per carpirne la traiettoria e per farla nostra. Nessuno dei due guarda l'altro. La parabola scende, il pallone è sempre più vicino a terra, guardo solo la sfera che gira. Prendo le misure ad intuito. Ci siamo, questa è mia e non gliela lascio. Alzo la gamba destra, in una spaccata volante alla Zambrotta.

Puff!

Manco la palla. Centro in pieno il culo di Nacho. Ho riso mezz'ora. E lui pure...non subito ma anche lui ha riso.

Ora mi chiederete: checcefrega a noi di Nacho? Niente penso, però avevo voglia di dedicargli due righe, sperando che sabato pomeriggio si guadagni la sua fetta di celebrità!

In bocca al lupo Nacho!

mercoledì, settembre 08, 2004

La simpatica ciurmaglia, l'allegra combricca, il variopinto capannello, il crocchio di guasconi (chiamateli un po' come vi pare) di IFMQ è reduce da un fine settimana di quelli memorabili.
Lo scorso weekend, infatti, si è svolto il Freddie Mercury Memorial Day in quel di Montreux per festeggiare il compleanno del signor Farookh Bulsara.

In occasione di quest'occasione una rappresentativa del newgroup, non occasionalmente, ha colto l'occasione di recarsi in terra elvetica, approfittando dell'occasione.

Io, ovviamente, non ero lì ma ero qui. Ma da quello che ho capito quelli che erano lì si sono divertiti parecchio, più di quanto non mi sia divertito io qui.

Dunque, per venire al dunque, tutto questo non ha molto senso. Però se siete minimamente mossi da curiosità e bramosia di sapere (che a casa mia si chiama farsi gli affari degli altri), se andate a frugare nella homepage del newsgroup (il link è il secondo in alto a destra) alla sezione raduni...anzi, facciamo così, vi metto direttamente il link...orbene, se cliccate qui potr..ops mi sono dimenticato di togliere il grassetto...dicevo, potrete vedere alcune delle foto che immortalano i nostri eroi impegnati in epiche battaglie, che si producono in pose statuarie, che ci mostrano sguardi colmi di saggezza e che ci indicano la retta via.
Mi comunicano dalla regia che pare che si siano anche divertiti punto.

Poi devo ancora capire perchè a volte scrivo come se mi stessi rivolgendo ad un ipotetico pubblico. Ma soprattutto con l'arroganza di credere che qualcuno legga queste righe.

Scemo chi legge!

lunedì, settembre 06, 2004

Questa è una di quelle giornate in cui, come dice il mio vecchio, la matita non attacca alla carta.
Sono in ufficio per una sola ragione: devo scrivere un rapporto di ricerca entro la fine di settembre. Sono 30 pagine, da riempire con qualche dato, una manciata di tabelle e qualche considerazione sui risultati del lavoro svolto.
Insomma, in pratica ho già scritto l'indice del pezzo. Ora non mi resta che riempire questa scaletta. Una cazzata eh?!
Effettivamente sarebbe tale, se non fosse che non riesco a scrivere niente. Ho il blocco. Mi manca la giusta ispirazione.
Non è come quando scrivo qui sopra: avverto che ho qualcosa da scrivere e tac! le dita vanno da sole. Penso, muovo le mani senza dover stare per ore con la penna in mano in attesa che qualcuno mi suggerisca come iniziare. In più nessuno mi paga per questo blog quindi faccio quello che mi pare.

Quindi, in conseguenza di tutto ciò...no, non c'entra niente

Ricominciamo la frase.

In attesa dell'ispirazione, anche oggi ho imparato alcune cose:

1. la differenza fra tanga e perizoma (senza dimostrazione pratica però...);
2. che le Benson sono più buone delle Route 66;
3. che non ho mai vissuto determinate situazioni e questo mi rende più povero;
4. che mi piace veramente tanto De André (il padre...il filgio non l'ho ancora ascoltato).

Ho aggiunto qui a fianco un nuovo IFMQlink...il blogghino di Alessandro Re, noto per il suo Brian May Sound. Lui suona negli Everqueen. Ciao Ale!

domenica, settembre 05, 2004

Stamattina mia mamma è venuta a svegliarmi. Ma c'era qualcosa di differente. Si è comportata in maniera insolita.
Mi ha preparato la colazione che ho consumato stropicciandomi gli occhi ancora annebbiati dal sonno. Fuori è una bella giornata, il sole di agosto è ormai un ricordo, la luce è differente, l'aria è più fresca, le prime foglie incominciano ad ingiallire.
Poi vado in bagno, mi lavo la faccia e i denti. Ma noto una strana frenesia, un'attesa quasi elettrizzante. Infatti ecco mia mamma che arriva con dei vestiti nuovi, me li fa indossare, mi pettina e mi guarda in maniera differente dal solito. Sembra quasi orgogliosa di me. Strano, perchè anche stamattina ho fatto le solite storie per svegliarmi e scendere dal letto.
Nel giro di pochi minuti siamo per strada, non mi sta portando in piazza per fare la spesa, non mi sta portando al mercato per farmi vedere i canarini e i pesciolini. Mentre camminiamo mano nella mano lei mi parla ma io non capisco bene tutto quello che mi dice. "Ti divertirai, conoscerai altri bambini, imparerai tante nuove cose". Queste sono le uniche cose che mi ricordo bene.
Adesso siamo davanti ad un grande palazzo con un grande portone aperto. E ci sono tante altre mamme con tanti altri bambini.
Entriamo, percorriamo un corridoio lungo con un soffitto altissimo (o forse sono io che sono piccolino), ci infiliamo in una porticina, scendiamo una rampa di scale un po' ripida e nel giro di pochi secondi mi ritrovo davanti ad un centinaio di altri bambini in una chiassosissima palestra col pavimento di linoleum nero. Poi qualcuno mi chiama, ci dirigiamo verso un gruppetto di bimbi di fronte ad una signora con un bellissimo sorriso e con un grembiulone nero: "Questa è la tua maestra, ti insegnerà a scrivere e a leggere. Dammi un bacio e comportati bene, mi raccomando". Dopo queste parole mia madre mi volta le spalle e se ne va.
Non nascondo di aver avuto un po' di paura, io poi non sono propriamente un riccardocuordileone. Però questo è stato l'inizio del mio primo giorno di scuola. Purtroppo non mi ricordo proprio bene tutto, a volta la mente slitta e fa qualche scherzetto. All'epoca avevo quasi sei anni, adesso sono decisamente più vicino ai 30 che ai 20.

Ma non è questo il punto.

Il punto è che io, di quel giorno, conservo ancora qualche ricordo.

In un angolo del mondo, fra le montagne, a cavallo fra etnie e culture diverse, altri bambini purtroppo non ricorderanno niente del primo giorno di scuola, altri ne conserveranno un'immagine terrificante, fra fumo, sangue e rumori assordanti.

Altri, troppi, non l'hanno neanche vissuto quel giorno. E i loro genitori non smetteranno di piangere.

Ha senso tutto questo?