Il punto di vista dell'osservatore pratico

A MIND IN PROGRESS

lunedì, novembre 29, 2004

In questo giorno uggioso, piovoso, nuvoloso ed anche un po' noioso stappo un mini mignon (e dunque veramente piccolo...pari quasi ad una fialetta) di spumante per festeggiare i 1000 contatti al mio ridente blogghino.

Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri www.the-practical-observer.blogspot.com, tanti auguri a teeee!

Ok. Adesso torno alle mie cose.

ps: metà dei contatti sono miei (un po' come quella leggenda che vuole l'Epstein Brian, manager dei Beatles, comprare 10.000 copie di Love Me Do per far salire il pezzo in classifica)
Ok...sono vecchio. E allora? Vabbè...volevo puntualizzare una cosetta..nel post di ieri sera ho ciccato il link al Mephisto...ecco quello giusto: www.mephistorockcafe.com. Fatto questo ho l'anima in pace...e vi introduco un nuovo personaggio che vi terrà compagnia...e per festeggiare il suo arrivo dedicherogli una simpatica musichina...

Sgt.Pepper's Lonely Hearts Club Band

It was twenty years ago today,
that Sgt. Pepper taught the band to play
They’ve been going in and out of style
But they’re guaranteed to raise a smile.
So may I introduce to you
The act you’ve known for all these years,
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

We’re Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band,
We hope you will enjoy the show,
We’re Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band,
Sit back and let the evening go.
Sgt. Pepper’s lonely, Sgt. Pepper’s lonely, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

It’s wonderful to be here,
It’s certainly a thrill.
You’re such a lovely audience,
We’d like to take you home with us, we’d love to take you home.

I don’t really want to stop the show,
But I thought you might like to know,
That the singer’s going to sing a song,
And he wants you all to sing along.
So may I introduce to you
The one only Billy Shears
And Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

Welcome my friend!

domenica, novembre 28, 2004

Ieri sera, con la mia ragazza e il prode vocalist del mio simpatico complessino, ci siamo recati al Mephisto per trascorrere una serata in scioltezza e buona musica.
L'occasione era speciale: primo weekend con la mia dolce metà in terra mandrogna e compleanno del locale all'anno numero n di attività (non mi ricordo più quanti sono...).
Prendiamo posto, ci scoliamo la prima birretta tranquillamente e la band comincia il suo show. Non male, qualche pezzo l'avrei evitato ma in generale il risultato è stato buono. Nel frattempo scatta di rigore la seconda birra.
Io e il mio fidato vocalist ci perdiamo come sempre in discussioni per melomani, a snocciolare date, album e cose così.
Ad un certo punto, un tipo col quale condividevamo il tavolo mi guarda e mi dice: "Posso darti del tu? Sì...ho sentito che te ne intendi di musica...chi è che suona Eye Of The Tiger?". Io senza esitazione, con la rapidità di chi recita la tabellina del due parto con un secco "I Survivor...è un pezzo dell'82 o '83". Poi la mia ragazza mia guarda e sorride. Il tipo mi fa "'83..l'anno in cui sono nato io". E l'impietosa mannaia del tempo cala su di me, staccandomi la testa dal corpo!
Cazzo! Sto veramente invecchiando...e mentre le casse dell'impianto del locale sputano fuori On Broken Wings degli Europe, sempre l'imberbe tipo mi chiede di chi è il pezzo...e io che pensavo "Quando io compravo The Final Countodown tu avevi solo 3 anni...".
E la mia tipa che ride e mi dice "Sei vecchio!". Hai capito le donne? Che roba...

Ho diminuito drasticamente il numero di sigarette...sono passato da 12/15 a 4/5 al giorno. E per il momento non sono ancora stato colto da manie omicide e paranoie. Se consideriamo che la Juve, in vantaggio di due reti su quella masnada di gonzi che è l'Inter, è riuscita a farsi inchiodare su un incredibile 2-2 e io non ho ancora sfasciato tutto, data la carenza di nicotina nelle mie vene...direi che sono sulla strada buona...o forse dovrei diventare interista per un paio di mesi.
Quella sì che sarebbe una bella palestra di vita...

mercoledì, novembre 17, 2004

In questi ultimi giorni ho avuto la possibilità di osservare Alessandria da un punto di vista privilegiato, precisamente dalle finestre e dal balcone di un appartamento all'undicesimo piano di un palazzo posto nelle vicinanze della stazione ferroviaria.

La mia professoressa di filosofia delle superiori un giorno disse una cosa che mi rimase ben impressa in mente: "Provate a girare per le strade che vi sono familiari. Ma percorretele col naso per aria, stando ovviamente attenti a dove mettete i piedi, e cercate di riconoscere quei posti che così tanto avete girato. Vi sembrerà di stare in un'altra città". Inutile dire che, allora, ci provai e che il risultato fu interessante. Miriadi di particolari che fino ad allora mi erano sempre sfuggite avevano riempito i miei occhi e mi avevano portato ad elaborare nuove informazioni.

In questi giorni sto sperimentando la stessa cosa. Solo che ho guardato le cose dall'alto, molto in alto. E lo spettacolo che si è presentato davanti al mio naso nel tardo pomeriggio di domenica è stato incredibile: in alto l'oscurità incombente tappezzata da nubi il cui colore sfumava dal rosso vivo al viola al blu scuro. A lato, gli ultimi tratti incerti delle colline del Monferrato ormai tempestati di lucine gialle. La strada che porta a Castelletto Monferrato perfettamente disegnata dalle luminarie. Le case ad Astuti e San Michele indicate dalle insegne luminose della Bennet e dell'Hotel S.Michele. Un po' più in basso, lo snodo ferroviario, che visto da due metri scarsi d'altezza sembra poca cosa ma a più di trenta metri da terra lascia a bocca aperta: i due tronchi in entrata e in uscita dalla stazione che appaiono e scompaiono nel nulla e poi il parco binari per le merci che sembra scappare verso sud ovest e trovare un quieto rifugio nel crepuscolo che diventa ormai notte. Ai piedi del palazzo un tappeto brulicante di luminose autovetture.
Il mio occhio curioso e indiscreto si è spostato poi nei cortili degli immobili sottostanti, spiando palesemente ogni finestra, ogni balcone, ogni ringhiera, ogni appartamento e il mio cervello provava ad assegnare ad ognuno di questi una storia, una persona, una famiglia. Tanti contenitori artificialmente razionali per altrettanti contenuti naturalmente irrazionali...

E per un attimo la mia città mi è apparsa in una forma completamente diversa, tale da renderla irriconoscibile. Ma nello stesso tempo fantastica e surreale.

lunedì, novembre 15, 2004

Chi è l'osservatore pratico? Da dove nasce codesta figura misteriosa e silente? Ma soprattutto...che cazzo avrà da osservare?

Tutto iniziò più di due anni fa, quando l'osservatore pratico (non ancora conscio di essere tale) avvicinossi al caleidoscopico mondo di usenet. Orbene, miei piccoli amici....mi sono proprio rotto di raccontare da dove è venuto fuori il mio nick.

Vabbè, facciamola corta. E' il primo verso della seconda strofa di Only A Matter Of Time dei Dream Theater, su When Dream And Day United.

Ok, vorrei dire tante altre cose interessanti ma purtroppo c'ho (o ciò o c'iò) fretta e sto per uscire dall'ufficio. Statemi bene e copritevi che fuori fa freddo, mi raccomando...

lunedì, novembre 08, 2004

Madonna, oggi pomeriggio è pesante come il castagnaccio...

I'm Only Sleeping - The Beatles

When I wake up early in the morning,
Lift my head, I’m still yawning.
When I’m in the middle of a dream,
Stay in bed, float up stream (float up stream),
Please don’t wake me, no, don’t shake me,
Leave me where I am, I’m only sleeping.
Everybody seems to think I’m lazy.
I don’t mind, I think they’re crazy
Running everywhere at such a speed,
Till they find there’s no need (there’s no need),
Please don’t spoil my day, I’m miles away,
And after all, I’m only sleeping.
Keeping and eye on the world going by my window,
Taking my time, lying there and staring at the ceiling,
Waiting for a sleepy feeling.
Please don’t spoil my day, I’m miles away,
And after all, I’m only sleeping.
Keeping an eye on the world going by my window,
Taking my time.
When I wake up early in the morning,
Lift my head, I’m still yawning.
When I’m in the middle of a dream,
Staying in bed, float up stream (float up stream),
Please don’t wake me, no, don’t shake me,
Leave me where I am, I’m only sleeping.

sabato, novembre 06, 2004

Cosa stavo facendo a quest'ora 10 anni fa? Molto probabilmente dormivo tranquillo nel mio letto ignaro di quello che sarebbe successo di lì a poche ore. Oggi è sabato, il 6 novembre del 1994 era domenica.

I giorni precedenti erano stati un continuo, incessante e stancante piovere. Tutto il giorno, tutta la notte. Talvolta in maniera intensa, talvolta in modo più leggero. Ma l'acqua continuava a venir giù in pianura. E lo stesso succedeva in tutto il basso Piemonte, in montagna, nelle vallate, in collina.
Io avevo da poco iniziato l'università e mi dividevo fra Palazzo Borsalino e l'istituto magistrale, dove la mia ragazza di allora stava facendo l'ultimo anno della maxisperimentazione linguistica. Si stava aprendo una nuova fase della mia vita ma in nessun modo avrei mai potuto immaginare un battesimo peggiore.

Mi ricordo il pomeriggio del 5 novembre. Ero in un paesino a poche decine di chilometri da qui, per la più nefasta delle occasioni: un mio compagno di liceo aveva perso da pochi giorni la madre e assieme ad altre persone presenziavo al funerale. Quello che mi colpì di quel pomeriggio, oltre al lutto e all'atmosfera mesta e rassegnata, fu il viaggio per raggiungere il luogo delle esequie. Imboccammo la tangenziale per uscire dalla città, cercando di stemperare l'evidente tensione con qualche battuta. Seduto sul sedile posteriore dell'auto di Jody, mi ritrovai a guardare fuori dal finestrino il solito panorama che fa da cornice alla striscia di asfalto in quella zona: solo campi coltivati. Dal cielo, l'incessante scroscio dei giorni passati ci stava dando una lieve tregua e, sono quasi convinto (sono passati dieci anni ormai), che dalle nubi grigie e basse spuntasse un rapido raggio di sole. Ma lo spettacolo che quella poca luce mi regalò fu, in qualche modo preoccupante: i riflessi accecanti rivelarono ai miei occhi le masse sterminate d'acqua che avevano quasi completamente ricoperto i campi. Ovunque volgessi il mio sguardo, non vedevo altro che acqua scintillante, quieta, adagiata sulla terra. I canali erano pieni, il terreno era zuppo d'acqua, al punto da non poterne più assorbire neanche una goccia.

Mi ricordo il tardo pomeriggio del 5 novembre. In Piazzetta della Lega, tirava un'aria fredda e tagliente. L'umidità ti entrava nelle ossa. E con la mia ragazza si passeggiava per le vie del centro, fra le luci delle vetrine, a celebrare il giovanile rito della vasca in Corso Roma. Ci lasciammo per la cena, dandoci appuntamento ad un paio di ore dopo per andare a vedere Il Mostro di Benigni, appena uscito nelle sale di Alessandria. La sensazione era che la pioggia fosse finita. Le nubi, che nel buio della sera diventavano arancioni per via delle luci che rischiaravano a giorno il centro della città, avevano tenuto. Ma molto probabilmente si stavano mettendo comode per assistere allo spettacolo.

Mi ricordo la sera del 5 novembre. Sulla città si era abbattutto un violento temporale, l'acqua veniva giù con una forza incredibile e il vento la rendeva invincibile. L'unico modo per non bagnarsi era entrare in una campana di vetro. Non c'erano ombrello o mantella che potessero dare riparo. Con le scarpe zuppe entrammo in sala, prendemmo posto e la serata passò velocemente. Rituale birra dopo il film e poi a casa, per vederci l'indomani. Il 6 novembre era iniziato da pochi minuti, la pioggia non cadeva più. Era tutto quieto. Ma non era il cielo che ci avrebbe dovuto preoccupare.

6 novembre 1994.
Mi alzai con comodo, avvolto nel torpore della domenica mattina. Mio padre e mio fratello erano in campagna per fare alcuni lavori in casa, non ancora pronta per ospitare nessuno. Non ricordo molto bene i dettagli. Ma le parole di mia madre, di ritorno dalla funzione religiosa di metà mattina, non le dimenticherò. "Durante la messa hanno detto che tutti i ponti sono chiusi. In pratica siamo chiusi in città. Ma papà e tuo fratello sono su..devo avvisarli. Chiamerò la vicina". Andai in camera mia per seguire le mie cose quando mia mamma mi chiamò: "Guarda!". Mi indicò il televisore: il piazzale dell'ACI sommerso dall'acqua che continuava a salire, ad invadere qualunque spazio, senza remore, spostando, spaccando, devastando. Erano passate da pochi minuti le 11.

Tanaro aveva sfondato un argine, le arcate del vecchio ponte della ferrovia si erano riempite di detriti di qualunque tipo e avevano fatto da tappo. All'acqua impetuosa e marrone non era più sufficiente l'alveo. Il fiume aveva deciso che era ora di assaggiare un po' dell'umanità che l'aveva circondato per tanti secoli. E si presentò ai nostri piedi, alle nostre case, alle nostre vite nel modo peggiore.

Due ondate di piena, la prima nella mattinata. La seconda nel pomeriggio, alle 17. Una parte di Alessandria e alcuni suoi sobborghi erano stati invasi dall'acqua e dal fango. Di quel pomeriggio ricordo il buio, il freddo e l'umido, l'odore di fango e nafta, le voci delle persone che incredule si avvicinavano al centro per toccare con mano. Fra quelle c'ero anch'io. Corso Roma, Piazzetta della Lega...quei posti dove avevo passeggiato poche ore prima erano pieni d'acqua, avvolti dall'oscurità. Solo il rumore dell'acqua. Spaventoso. Perchè pareva quello di un placido rigagnolo di montagna. In centro città. Lieve, prima di ritirarsi ma dopo aver distrutto con violenza tutto quello che aveva incontrato davanti a sé. E tutt'attorno a quella zona solo acqua, gente dalla finestra, fango, incredulità e lacrime.

E con sé l'acqua portò via la vita a 12 persone: Maria Maddalena Falzoi, Giancarlo Canestri, Alberto Perin, Riccardo Raschio, Alina Spandonaro, Angiolina Faà, Letizia Naboni, Libero Cabella, Wanda Isella, Rosa Gay, Alfredo Bozzi, Carlo Ferrari.

I giorni che seguirono furono di emergenza, rabbia, disperazione ma anche di solidarietà, soccorso, aiuto, comprensione e tanto lavoro. Per rimuovere la spessa coltre di fango, per recuperare le poche cose che si erano salvate, per ricostruire. Ma l'odore terribile di quel giorno durò per parecchio tempo. E ogni tanto, passando da quelle parti, sembra di sentirlo ancora.

Oggi ricordiamo tutto questo. La mia casa non è stata toccata dall'acqua. E come me tante altre persone hanno vissuto da spettatori quel disastro, non esitando però ad immergersi nel fango fino al collo per aiutare chi veramente aveva bisogno di una mano. Sono stati giorni in cui, prima di andare a dormire, ti sentivi fiero di quello che facevi. Perchè era il cuore che ti diceva cosa fare. Eravamo i primi ad arrivare ed eravamo gli ultimi ad andare via, con la sigaretta in bocca, la barba incolta e col fango fin sopra i capelli. L'importante era aiutare. E tutti hanno aiutato tutti.

Questo weekend ci saranno tante celebrazioni, verrano distribuite medaglie e riconoscenze. Ma non vi parteciperò. Osserverò il minuto di silenzio alle 11 e farò in modo che il ricordo di quei giorni non muoia mai.

giovedì, novembre 04, 2004

Che cos'è il genio? E' fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione

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Dopo tanto parlare mi pare giusto ristabilire la verità ed esporre i fatti come realmente sono accaduti.

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Amici miei, Atto II

Scena: i quattro amici si ritrovano al cimitero di Firenze per ricordare il vecchio amico Perozzi, stroncato da un infarto anni prima. Il tempo è passato, i capelli sono diventati bianchi, i volti sono invecchiati. Ma lo spirito è sempre quello.
Nel momento di raccoglimento il professor Sassaroli si volta e scorge in lontananza un uomo, seduto su di uno sgabellino, a piangere la prematura scomparsa della moglie. Con passo deciso si avvicina alla tomba, depone alcuni fiori nel vaso e si raccoglie in preghiera, sotto lo sguardo incuriosito del vedovo, affranto dal dolore.

Vedovo: ma, scusi, ma noi ci conosciamo?
Sassaroli: (con tono rassegnato) lei no ma io sì. Adelina mi parlava sempre di lei, Paolo
Vedovo: è un parente di Crotone?
Sassaroli: molto di più di un parente. Adelina le voleva molto bene sa?
Vedovo: (in preda al dubbio più totale) ma scusi scusi...ma ma lei...ma lei chi è?
Sassaroli: che importa il nome? Ormai, di fronte alla morte, non resta che la comprensione e il perdono. Tutti e due l'abbiamo amata e lei ci ha amato tutti e due. Me più fisicamente...più carnalmente...te più spiritualmente Paolo..
Vedovo: (con tono incredulo)...ma cosa sta dicendo? Lei è stato...Adelina è stata...
Sassaroli: per questo il mio dolore è pari al tuo...
Vedovo: possibile?
Sassaroli: ...noi siamo fratelli nel dolore, Paolo.
Vedovo (in lacrime, quasi biascicando): ma non è possibile...(rivolgendosi alla foto sulla lapide) Adelina...Adelina proprio tu (con un impeto di collera) Ma dove?! Quando?!
Sassaroli: quando? A me sembra di averla sempre amata..
Vedovo (con ira): è stato quando ho fatto quel corso di elettronica in Germania, vero?!
Sassaroli: (con tono paternalistico) non si deve mai andare in Germania, Paolo. (con profondo calore umano) Ma vieni fra le mie braccia Paolo, io ho un unico desiderio ormai: diventare tuo amico. E voglio invecchiare accanto a te, nel ricordo della nostra adorata Adelina, sposa e amante impareggiabile.
Vedovo: (accecato dall'ira) impareggibile?! Impareggiabile troia! Troia! Puttana!
Sassaroli: (con una composta indignazione) non ti permetto di oltraggiare la mia Adelina eh!
Vedovo: (dando in escandescenza, tirando calci ai vasi) ma cosa dici...porco maiale! Ma quale tua!!
Sassaroli: questa non è una reazione civile!
Vedovo: (brandendo lo sgabello contro Sassaroli) ma io ti ammazzo!

(intervengono gli amici di Sassaroli: Guido Necchi, Rambaldo Melandri e Raffaello Mascetti)

Necchi: Ohhhhh...ma insomma, basta!
Melandri: lei, lei turba il sonno dei nostri poveri morti!
Mascetti: vergogna!
Vedovo:Vergogna una sega! Vorrei vedere voi al posto mio! Questa troia puttanona infame ladra! (con lo sgabello in mano, inizia a devastare la tomba della moglie)
Mascetti: oh..bono bono
Vedovo: tiè puttanona (fende un colpo alla foto)...fanculo...(butta disperato lo sgabello per terra) me ne vado...vado via...(si allontana in lacrime)
Sassaroli: io non ti serbo rancore, Paolo! Io ti perdono!
Melandri: e basta! Vuoi che torni indietro?
Mascetti: oh, se non era per noi quello ti pigliava a cornate eh!

martedì, novembre 02, 2004

Anche se fuori il clima è poco clemente e punto fastidioso (ci saranno 14/15 gradi, piove-pioviggina-scarnebbia e il tasso di umidità è elevato, al punto che con camiciamaglioncinogiacchetta ho caldo e schiumo come un purosangue) oggi è una bellissima giornata. Tutto ha un colore diverso e una forma nuova, tutto è da scoprire e da costruire, tutto è più bello.

Grazie!

Ps: dato che in questi ultimi giorni sta riemergendo con forza la mia passione per i Beatles, vorrei citare una gustosa chicca molto british pronunziata dal grande Ringo Starr, che suona più o meno così:

"Mentre sono in macchina a volte chiudo gli occhi e medito, tanto è il mio autista a guidare"

lunedì, novembre 01, 2004

Per fortuna anche quest'anno Halloween è passato. Non ho mai sopportata l'intrusione delle mercificazioni festive. Soprattutto se si tratta di ricorrenze che non hanno a che fare un fico secco con l'italica cultura. Ma che razza di significato hanno? Abbiamo già carnevale, che a me non piace, per scendere in strada o per andare in discoteca mascherati. Per non parlare delle vetrine dei negozi che si abbelliscono di teschi, maschere improponibili, streghe col cappero sul naso e volti barbuti di binladen plastificati.
Fico, c'è la festa in maschera nel tal locale...c'è il rave nel tal'altro posto...non vedo molta differenza con il resto dei giorni. Comunque, cercherò di sotterrare la mia proverbiale acidità.

Qui ad Alessandria è ufficialmente iniziata la stagione dei monsoni. Tranne qualche piccola pausa, sono almeno due giorni che piove, con differente intensità. Sono appena tornato dal giretto col mio amico a quattro zampe che mi è parso un attimo infastidito per via dell'acqua che così impietosamente svelava al mondo la sua asciutta essenza di animale peloso. Sotto lo strato di bioccoli e ciuffi bianchi (anzi, a dire il vero un po' grigi) e sotto le macchie nere si cela un esserino smilzo smilzo. Che quando è bagnato fa quasi tenerezza, con quelle due orecchie gigantesche che si ritrova.
Ma soprattutto io ero senza ombrello...eh sì, perchè sono uscito che non veniva giù niente. Tempo di arrivare a metà circa del giro, la pioggia ha ripreso a colare lungo la volta celeste (che tanto celeste non è) con una discreta insistenza.

Per fortuna che mia madre ha sfidato la fragorosa tempesta di note che si sta abbattendo in camera mia (sto ascoltando Dark Side Of The Moon) per portarmi un bicchiere di caffè caldo. Che io ho tracannato senza badare alle nefaste conseguenze per il mio povero esofago. Ma la cosa più interessante è stata osservare il bicchiere vuoto ma ancora fumante a causa della temperatura incredibilmente elevata del contenuto (che adesso è cortesemente ospitato nel mio stomaco).

Ieri sera sono andato da Max a vedere Troy. Commento spassionato: è una cagata senza precedenti. Brad Pitt ha l'espressività di un cercopiteco, il regista e lo sceneggiatore sono riusciti a trasformare l'Iliade in una ridicolissima soap opera in costume. Insomma, Elena è una troia (scusate l'ovvietà della battuta) perchè lascia il marito Menelao per mettersi con quella cacchina di Paride, che scompare praticamente per tutto il film salvo poi riapparire nel finale per uccidere Achille. Achille, appunto. Brad Pitt, che dà il meglio di sè quando mette in bella mostra gli occhi cerulei, i glutei e i pettorali. Per il resto potrebbe darsi all'ippica. Agamennone è un puzzone assetato di potere e niente più. Ulisse è l'archetipo del politico italiano: sto con Agamennone anche se è un coglione ma mi potrà tornare utile in futuro. Andromaca non fa altro che piangere...insomma, uno spettacolo ripugnante. L'unico che si salva un minimo è Ettore, che quanto meno ha un briciolo di amor patrio e carattere. E guarda caso muore.

Nel frattempo, grazie all'ora legale/solare, non mi ricordo mai, è già buio. E mio fratello e mia madre parlano con noncuranza senza ritegno mentre io cerco di ascoltare Us And Them dei Pink Floyd. Maccheccazzo! E' come se io arrivassi nel bel mezzo del loro pranzo e cacassi nel loro piatto.

La cosa positiva è che mi sento ispirato...la pigrizia aveva avvolto il mio encefalo che adesso pare sbloccato. E stasera mi aspetta il secondo dvd of the Beatles Anthology. Il primo è veramente ben fatto: dagli inizi fino allo sbarco dei baronetti nel febbraio del 1964 in quel di New York, alla conquista del mercato americato sconvolto da I Want To Hold Your Hand. Memorabili le riprese del concerto dei quattro di fronte alla famiglia reale, sempre nel 1964. Nell'introdurre Twist And Shout, Lennon si rivolge al pubblico dicendo una cosa del tipo: "Adesso abbiamo bisogno di un aiuto. Alle persone qui davanti chiedo di battere le mani. Tutti gli altri possono far tintinnare i gioelli". Senza parole!